Giudicare (sinonimo di valutare, classificare, qualificare, connotare, identificare ecc.) un ente (persona, cosa, idea ecc.) significa attribuire ad esso l'appartenenza a certe categorie (classi, tipi, gruppi, insiemi ecc.) etiche, estetiche o logiche caratterizzate da certe proprietà (qualità, aspetti, forme, norme, valori, funzioni, intenzioni, scopi, interessi ecc.).
Le attribuzioni del giudicare sono soggettive in quanto dipendono dalle categorie definite nelle menti delle persone giudicanti.
La definizione di una categoria (soggettiva per definizione) può essere più o meno grossolana o raffinata, e più o meno certa o incerta, così come un giudizio può essere più o meno grossolano o raffinato, più o meno certo o incerto.
Inoltre, sia le categorie, sia i giudizi che da esse derivano, possono essere più o meno consci o inconsci.
Il comportamento di una persona verso gli altri dipende dai propri giudizi verso di essi. Di conseguenza ognuno cerca di capire come gli altri lo giudicano e di ottenere da essi il giudizio più favorevole, influenzandolo se possibile.
A tal proposito ognuno deve tenere conto delle categorie memorizzate nelle menti altrui e giudicarsi anche secondo tali categorie, non solo secondo le proprie.
Le differenze tra le proprie categorie e quelle altrui sono problematiche, nel senso che possono dar luogo a giudizi diversi riguardo agli stessi enti e alle stesse questioni. La diversità delle categorie e dei giudizi è, a mio avviso, la causa fondamentale dei conflitti tra esseri umani.
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